domenica 31 gennaio 2016

La musica come cura dell'Anima secondo Platone

Di Enzo Crotti

La musica aveva un posto di prim’ordine per i greci antichi, e per Platone in particolare essa è filosofia suprema, perchè esprime ciò che le sole parole non possono fare. Ma ancora più profondamente la musica è una medicina per l’anima, come Platone sostiene nel Timeo.
Se il corpo è affaticato, di certo qualsiasi medico vi dirà di fare una “buona e regolare attività fisica“, e penso che sia un buon consiglio. Ma il corpo non è disgiunto dal resto della persona, mi riferisco alla mente, e alle emozioni, cioè a quello che spesso chiamiamo “anima”. Platone, che era veramente una delle menti più illuminate del passato, aveva una grande considerazione per la musica, come ho potuto già esprimere nell’articolo: “Platone: la filosofia è musica suprema“. 



Nel “Timeo“, Platone afferma che l’armonia della musica è della stessa natura della nostra anima, e chi segue i miei articoli sà che la natura del suono è simile, e soggetta a leggi simili, alle frequenze cerebrali ad esempio, ma ancor di più la musica ed il suono sono efficaci a livello empatico sulle emozioni, cosa che è utilizzata nella musicoterapia e nel Nada Yoga.
Oltre ad una funzione di intrattenimento, la musica serve anche “all’anima per tentare di ridare ordine e misura al movimento che è stato sregolato“. A questo proposito vorrei collegare il movimento ordinato alla musica. Cosa potrebbe farlo in maniera efficace? Di sicuro la danza. La danza come arte, ma anche la danza come rituale, come avviene in alcuni riti religiosi e meditativi, in cui i gesti del corpo sono accompagnati da apposite musiche per “ridare ordine” a ciò che è stato sregolato. Ecco cosa fa ad esempio la danza sacra di Gurdjieff, ma anche il semplice alzarsi e sedersi della messa cristiana accompagnata dal canto gregoriano, l’inginocchiarsi, il muoversi in processione, e altre ritualità non sono altro che una maniera di mettere in “comunione” il movimento con il ritmo e la musica per riallineare le varie “sfere” di cui siamo costituiti. Ecco cos’è in fondo la musica delle sfere, quella dell’Universo certamente, ma, come il macrocosmo è simile al microcosmo, anche la musica delle nostre piccole dimensioni umane. E beato chi le riesce a fare “girare” in sincrono, di sicuro costui sarà in “armonia“.

FONTE:http://www.musica-spirito.it/musica-2/filosofia/platone-musica-cura-per-anima/

Musica: come influenza la nostra mente e perché?




Di Valentina Balestri

Che vita sarebbe senza musica? 
Sono d'accordo con Nietzsche: la vita, senza musica, sarebbe un errore. 
La musica è parte di noi: ascoltare una bella canzone ci fa compagnia, ci dà carica, ci consola e non è un caso che quest’arte sia così tanto amata ed elogiata.

Se ci fosse il modo di darle un ulteriore valore? 
Se la musica potesse consigliare alla mente cosa pensare? 
La bioingegneria ha deciso di andare in fondo alla questione.









La ricerca parte dall’Italia e, per ora, ha portato alla creazione di unalgoritmo in grado di convincere il cervello a provare determinate emozioni.


La musica influenza il nostro stato d’animo
Pensiamo al ritmo: mentre ascoltiamo una canzone, ci capita di iniziare a battere il piede con una certa cadenza, seguendo quella della musica. Se il ritmo della melodia cambia, cambierà anche quello del nostro piede e, è stato dimostrato, cambierà anche quello delle nostre connessioni mentali. 
Grazie a una serie di sperimentazioni, si è avvalorata la possibilità di sintonizzare il cervello a determinate frequenze cerebrali: alcuni brani musicali possono concretizzare specifici stati d’animo, come la calma e laserenità, condizioni che permettono al nostro cervello di lavorare al massimo delle sue potenzialità.

Numerosi operatori sanitari, manager dalle giornate multitasking, sportivi e studenti alle prese con gli esami, hanno sottoposto alla loro attenzione questa alternativa naturale, per ritrovare l’efficienza mentale.
La solidità del progetto è stata verificata più volte in campo neurologico: ad esempio, tramite magnetoencefalografia, ovvero una raffinatissima tecnica di imaging biomedico funzionale, si sono riscontrati risultati al di sopra di ogni aspettativa. 

Perché il nostro cervello lavora meglio quando siamo calmi?
La parola ai ricercatori 
"Immaginiamo di avere un metronomo (anche se in realtà sono molti) nel lato destro e uno nel lato sinistro del cervello, che non sempre vanno a tempo. Quando vanno “più a tempo” si dice che il parametro, chiamato coerenza inter-emisferica, aumenta.
Un alto livello di coerenza tra emisferi corrisponde a stati di calma e benessere (come accade, ad esempio, durante una seduta di meditazione) e cosa fondamentale, a un’efficienza neurale più elevata. 

Il lavoro è lungo e difficile, lo scopo è fornire un ascolto piacevole e allo stesso tempo coinvolgente, non si possono semplicemente produrre brani musicali seguendo il metodo consueto: non si può, cioè, comporre una normale canzone e inserirci qualcosa “che rilassi”. Si parte sempre dalcampo biomedico, che deve trovare nei brani musicali le condizioni necessarie perché tutto funzioni.


La musica varca un altro confine: oltre ad accompagnarci nelle nostre giornate, farci tornare il sorriso o strapparci una lacrima di malinconia, può rilassarci e calmare ansia e stress, ma soprattutto può renderci più brillanti e intelligenti.



Mi piace pensare alla musica come a una scienza delle emozioni.

George Gershwin

Taqwacore: il punk islamico che sfida l'integralismo

Concerto dei The Kominas, una delle band più importanti del genere, https://vimeo.com
Di Pietro Acquistapace
L’islam è stato fatto entrare nell’immaginario collettivo come turbanti, attentati, lutti e divieti, e quindi il punk? Il punk islamico esiste, così come esiste il death metal in Iran, non certo un posto dove uno si sognerebbe di ascoltare gruppi che si rifanno ai Cannibal Corpse.
The Taqwacores è un romanzo scritto nel 2003 da Michael Muhammad Knight, un americano di origine irlandese diventato musulmano a 16 anni, dopo avere letto la biografia di Malcom X. Il libro, non tradotto in italiano, è diventato un cult tra i giovani musulmani degli Stati Uniti, contribuendo alladiffusione del movimento punk islamico, le cui origini possono essere fatte risalire alla fine degli anni ’70, grazie a gruppi come gli inglesi Alien Kulture, oppure gli americani Fearless Iranians from Hell. Taqwacore deriva daTaqwa (l’essere un buon musulmano) e Hard Core (il genere musicale), ed è anche un film, girato nel 2009; ma forse ancora più interessante è il documentario, sempre ispirato dal libro di Knight.
http://arabpress.eu

Taqwacore: The Birth of Punk Islam è stato realizzato tra il 2007 ed il 2009 e segue la band, ovviamente punk, dei Kominas, nel loro tour tra Pakistan ed USA. Secondo l’immagine che si ha comunemente dell’islam, e soprattutto di quello pakistano, sembrerebbe impossibile organizzare in quel paese concerti punk dove ragazzi e ragazze (e per giunta senza burka) ballano e cantano canzoni come I want an hand job. Certo le reazioni di molte persone non sono state per niente positive, ma non vedo la differenza tra un devoto musulmano pakistano ed un onesto impiegato perbene italiano, quando quest’ultimo si scandalizzava per le canzoni dei Nerorgasmo (sempre che arrivasse a conoscerle). Entrambi avranno visto i “rockettari” di turno come dei giovani scansafatiche, portatori di valori disgreganti per la relativa società di appartenenza. Ovviamente si è ben consci del diverso contesto ambientale, ma il fatto che esistano simili fermenti nel mondo islamico deve comunque far riflettere.
Il libro di Knight, dove compare una ragazza che indossa sempre il burka(quello vero) come rivendicazione del suo essere donna, pone moltissimi interrogativi, gli stessi che si pone Yusef – il protagonista – una volta giunto nella casa dei punk musulmani; dove ad indicare la direzione verso cui pregare c’è un buco nel muro. I giorni passano tra preghiere e feste piene di alcool e sesso, come tutte le feste che si rispettino, ed l’essere buon musulmano di Yusef viene messo alla prova. Perchè il movimento Taqwacore non è che questo: mettere in discussione la propria identità, tentare di essere contemporanei senza per questo smettere di essere musulmani, amare Allah odiando l’autorità del mullah, in una sorta di anarchica rivolta protestante islamica. Ragazzi che vogliono vivere il mondo di oggi senza per forza esserecome il mondo vuole essi siano.
Certo il Taqwacore ha dei limiti: è un movimento prevalentemente occidentale, sebbene con forti connotazioni antiamericane (basti pensare ai Kominas con il loro album Wild Nights in Guantanamo Bay), ma in ogni casopone problemi identitari che – grazie agli strumenti odierni – sono recepiti daigiovani musulmani di tutto il mondo. Perchè l’islam non è il male sceso in terra, è semplicemente una cultura diversa dalla nostra, retta da regole diverse, ma qui ed ora: basti dare uno sguardo alla finanza islamica ed al continuo aggiornamento per adeguare i nuovi prodotti finanziari alle regole coraniche. Una cultura in cui i giovani si ribellano al potere, con tutta la legittima arroganza della gioventù. Non si tratta di esaltare o meno un sistema di valori, si tratta di cercare di uscire dalla logica binaria dell’amico-nemico, capendo che la realtà è complessa e non riconducibile a banali luoghi comuni.
In definitiva The Taqwacores è una lettura spiazzante, divertente, ma soprattutto che lascia degli interrogativi: e se le cose non fossero proprio semplici come ce le raccontano?
TITOLO ORIGINALE:"Le borchie di Allah, quando l’islam si fa punk"

sabato 30 gennaio 2016

La fabbrica delle emozioni: come indurle attraverso la musica

Di Paolo Marrone
Le emozioni sono il carburante del processo di creazione. Scopriamo come indurre a piacimento qualsiasi emozione desideriamo.
Più volte su questo blog ho sottolineato l’importanza delle emozioni nel processo di creazione della nostra realtà. Possiamo considerare le emozioni il vero e proprio carburante che permette ai nostri desideri di esprimersi nella realtà.
Come ho già scritto in questo precedente articolo, possiamo definire le emozioni un vero e proprio luogo verso cui spostare la nostra attenzione, al fine di materializzarlo nel nostro qui e ora. Anche se a noi non sembra, di fatto ci spostiamo fisicamente, all’interno del regno delle infinite possibilità quantistiche, verso il luogo emozionale corrispondente all’emozione che riusciamo a provare. Questo spostamento fa in modo che l’Universo debba necessariamente portarci un evento che corrisponde all’emozione provata.
Come avviene tutto ciò? Dobbiamo sempre ricordare che in natura la legge di causa-effetto non funziona come la immaginiamo. In realtà l’effetto precede la sua causa, anzi ne è la causa stessa. Strano? Forse, ma se pensiamo al fatto che il pensiero è la prima e unica causa di qualunque cosa accade nella nostra vita, ecco che tutto questo diventa più comprensibile.
Il nostro pensiero, alimentato dall’emozione, crea istantaneamente l’oggetto del desiderio nella nostra linea futura del tempo. L’Universo a quel punto creerà tutti gli eventi intermedi che ci permetteranno di raggiungere la materializzazione del nostro desiderio. Ogni evento precedente a quello, quindi, che ci apparirà come una delle cause dell’effetto finale, in realtà rappresenta solo l’escamotage che l’Universo ha dovuto trovare per portarci lì dove desideravamo. L’effetto finale ha quindi prodotto le sue cause apparenti.
E’ così che funziona la creazione consapevole della realtà, o perlomeno è questo uno dei principali meccanismi attraverso il quale la legge di attrazione può essere applicata con successo.

La fabbrica delle emozioni

Ok, direte voi, ma come si fa a creare a piacimento le emozioni di felicità o di appagamento prima di aver effettivamente ottenuto quello che chiediamo?
Un metodo c’è, ed è sempre stato sotto i nostri occhi: la musica.
Ebbene sì. Tutti sappiamo che alcuni brani musicali possono indurre dei particolari stati emotivi, e allora perchè non utilizzarli come fabbrica di emozioni, in grado di produrre il “cibo emotivo” di cui abbiamo bisogno per le nostre creazioni?
Dove trovare la musica giusta? Abbiamo a disposizione un’infinità di sorgenti tramite le quali possiamo accedere a qualsiasi brano, senza spendere un solo centesimo.
Oggi abbiamo a disposizione Youtube, o SoundCloud, che ci mettono a disposizione musica di qualunque genere.
Come scegliere il genere giusto? Dipende dall’emozione che desideriamo provare, naturalmente, ma forse il genere più utile è quello relativo a musiche motivazionali, che ispirano sensazioni di trionfo, gioia, ottenimento, soddisfazione, ecc.
Ecco qui un esempio preso da SoundCloud:

E’ un brano degli AudioMachine, un gruppo che produce musica epica, di forte impatto emotivo.
Come usarla? Ecco le principali regole:
  • Mettetevi in una posizione comoda, seduti o sdraiati
  • Utilizzate delle cuffie per avere il massimo del rendimento sonoro e per isolarvi dal mondo circostante
  • Concentratevi sul desiderio che volete ottenere (per esempio passare un esame molto difficile)
  • Calmate il più possibile la mente, concentrandovi sul vostro respiro o su parti del vostro corpo
  • Avviate la musica e immaginate la scena del desiderio già ottenuto. Nel caso dell’esame, immaginatevi mentre il professore vi stringe la mano e si congratula con voi, o voi che con gioia comunicate l’esito positivo ai vostri familiari o amici
  • Vivete la scena in prima persona, come se vi trovaste effettivamente lì, e fatevi trascinare emotivamente dalla musica, cercando il più possibile di sentire le emozioni corrispondenti all’ottenimento del desiderio. Insomma, se riusciste a piangere di gioia sarebbe il massimo
  • Ripetete la scena tutte le sere, più di una volta a sera
Questo tipo di musica trionfale è l’ideale per qualsiasi desiderio che preveda il superamento di una prova, o l’ottenimento di uno specifico risultato.
Naturalmente potete usare altri brani che vi ispirano particolarmente, quello qui indicato è solo un esempio. Non sarà difficile trovarli facendo una ricerca sui due siti indicati, utilizzando parole chiave come epic, triumph, motivational, ecc.
O, se volete trovare l’anima gemella, cercate brani molto dolci che ispirano sentimenti d’amore, e immaginate di camminare felici mano nella mano col vostro partner su di una spiaggia al tramonto, o cenare con lui/lei a lume di candela in un’atmosfera intima.Insomma, avete a disposizione un’immensa fabbrica delle emozioni per poter indurre qualsiasi stato emotivo a vostro piacimento, il tutto accedibile con estrema facilità e in modo gratuito.
La musica è la cassetta degli attrezzi di ogni Creatore Consapevole. Ora lo sapete anche voi, fatene buon uso.

LA NASCITA DELLE NOTE MUSICALI


Ut queant laxis

Perché chiamiamo le note DO RE MI FA SOL LA SI? Derivano da un inno saffico scritto dal monaco storico e poeta Paolo Diacono, a San Giovanni, ma si deve a Guido d’Arezzo, che ne utilizzò la prima strofa per trarne i nomi delle 6 note dell’esacordo:
« Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes »
« Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue gesta
i servi Tuoi,
cancella il peccato
dal loro labbro impuro.»
La nota Si non si deve a Guido D’Arezzo, ma fu aggiunto solo nel XVI secolo: infatti il canto gregoriano, e la musica medievale in genere, non prevedevano l’uso della sensibile, cioè del settimo grado della scala,il nome della settima nota della scala diatonica fu tratto dalle iniziali delle due parole che compongono detto verso: Sancte Iohannes = Si.

10 cose che non sapevate su David Bowie

DI VIRGINIA GRASSI
Geniale, eclettico, assolutamente fuori dagli schemi. Dall’ossessione per la magia alle rivelazioni di Amanda Lear: 10 cose che non sapevate su David Bowie.
1. Un ruolo fondamentale nell’educazione musicale di David lo svolse il fratellastro Terry Burns, nato nel 1937 da una precedente relazione della madre. Affetto da schizofrenia, fu confinato nel reparto psichiatrico del Cane Hill Hospital di Londra dagli anni settanta al 1985, anno in cui si toglierà la vita gettandosi sotto un treno.
2. Nel 1958, oltre a diventare l’orgoglioso proprietario di un sassofono di plastica bianca col quale cerca di imparare le canzoni di Little Richard, Bowie canta come corista nella chiesa di St. Mary a Bromley, insieme a George Underwood e Geoffrey MacCormack, che rimarranno suoi amici e diventeranno in seguito suoi collaboratori.
3. A metà del 1962 David e George Underwood si uniscono ad altri studenti che suonano in un trio chiamato The Kon-rads. Il gruppo esegue prevalentemente cover di canzoni da classifica e alla lunga questo diviene limitante per la fantasia musicale di David che comincia a comporre brani originali. È in questo periodo che, durante un litigio a causa di una ragazza, Underwood colpisce David con un pugno all’occhio sinistro causandogli una midriasi permanente e lasciandolo con una percezione alterata della profondità e della luce.

4. Alla fine del 1967 l’interesse di Bowie per la dottrina tibetana raggiunge il suo apice, incoraggiato da Tony Visconti e dall’amicizia col rifugiato Chime Tulku Rinpoche; tant’è che trascorre alcune settimane d’isolamento monastico con quattro Lama tibetani in Scozia, insieme alla compagna Hermione Farthingale.
5. Parlando con un giornalista di Rolling Stone nel 1993, David Bowie ha concesso uno dei suoi rari commenti riguardo al rapporto con la ex moglie Mary Angela Barnett, sposata il 20 marzo 1970: «Ci sposammo perché lei voleva un permesso di lavoro in Inghilterra, il che non è certo una buona base per un matrimonio. Infatti è durato molto poco. Voglio dire, nel ’74 già non ci vedevamo quasi più. In seguito lei si faceva vedere ogni tanto, ma facevamo vite separate. Non siamo mai stati veramente insieme».
6. Durante l’ultima fase di lavorazione di Hunky Dory compare un altro elemento cruciale per la futura carriera di Bowie. A partire dal 2 agosto, alla Roundhouse di Londra va in scena la produzione statunitense intitolata Pork, adattamento compiuto da Andy Warhol di una raccolta di conversazioni registrate negli ambienti equivoci di New York che mette insieme il travestito Wayne County, le super-maggiorate Geri Miller e Cherry Vanilla, e Tony Zanetta nella parte dello stesso Warhol. Per il teatro britannico la parata di masturbazione, omosessualità, droga e aborto di Pork rappresenta uno spaventoso assalto di cattivo gusto e a Warhol e al suo spettacolo viene assicurata una immensa pubblicità gratuita dai commenti scandalizzati della stampa.

7. Sul numero del 22 gennaio 1972 della rivista musicale britannica Melody Maker compare un’intervista a David Bowie destinata a creare scandalo. L’articolo, intitolato “Oh! You Pretty Thing”, descrive il nuovo look di Bowie e riporta il suo ultimo exploit: «Sono gay, lo sono sempre stato – rivela al giornalista Michael Watts –anche quando ero David Jones». L’intervista creò un certo clamore in un’epoca nella quale affermare la propria omosessualità non era cosa abituale. In pochi allora pensarono a una tattica sensazionalistica pianificata dal cantante alle porte del lancio di Ziggy Stardust.
8. Nell’aprile 1975, David Bowie si trasferì a Los Angeles in una casa presa in affitto a Doheny Drive. All’epoca assumeva quantità smodate di cocaina e si sosteneva con una dieta esclusivamente a base di latte e peperoni verdi e gialli, trascorrendo la maggior parte del periodo “in uno stato di costante terrore psichico” e debilitazione psicofisica, arrivando a pesare solo una quarantina di chili.

9. Alcuni resoconti relativi al suo soggiorno a Los Angeles, principalmente derivanti da un’intervista al cantante opera di Cameron Crowe, raccontavano di un Bowie che viveva in un appartamento pieno di antichi manufatti egizi, candele nere sempre accese, circondato da varia iconografia nazista ed intento a studiare trattati di magia nera e a conservare in frigorifero la propria urina imbottigliata, terrorizzato dal fatto che un gruppo di streghe volesse rubare il suo sperma per qualche rito oscuro, ricevendo infine messaggi segreti da parte dei Rolling Stones sulle copertine dei loro dischi e minacce da Jimmy Page dei Led Zeppelin.
10. Negli anni settanta è stato amico intimo di Amanda Lear, con la quale ha collaborato a diversi progetti artistici. In un’intervista a Verissimo del 6 dicembre 2008 la Lear ha dichiarato che Bowie è stato l’unico uomo con cui fosse mai andata a letto che si truccava più di lei.